05.31.2019
TESTA O CROCE. APPUNTI PER LA RISOLUZIONE DEL CONTENZIOSO CIVILE.
La giustizia civile si inabissa nell’oceano del tempo.
Questa mattina al Tribunale di Napoli un processo cominciato dieci anni fa per la quarta volta è stato rinviato per la discussione orale.
Il bello è che non ho potuto nemmeno lamentarmi perché ho assistito al surreale svolgimento dell’udienza di un giudizio pendente in primo grado da quasi un quarto di secolo (dal 1995, per intenderci). I verbali dello stesso sembravano la trama di un romanzo storico, in cui parti sono subentrate ad altre parti, avvocati ad avvocati, giudici a giudici. Si sa, alcune volte la vita – dispettosa – non aspetta la fine del processo, e nonostante l’impegno profuso da ognuno di noi spesso capita di morire prima dell’epilogo giudiziario. La giustizia così immeritatamente diventa immortale, mentre l’uomo è condannato alla sua condizione terrena di precarietà.
Nell’arco di oltre un trentennio, da cui mastico un po’ la “materia”, il problema della giustizia civile è rimasto irrisolto, anzi si è aggravato, nonostante gli sforzi (si fa per dire) di contenerlo con l’uso, anzi l’abuso, della magistratura onoraria (in poche parole di quegli avvocati che non fanno gli avvocati), delle mediazioni assistite ed altri conigli pescati dal cilindro.
Il collo di bottiglia del processo era, è e resta la decisione, che seppure ridotta quasi ad un coriandolo dalla “concisa esposizione del fatto” e dalla “ragione più liquida” (termine che non lascia trasparire nulla di buono), tanto da meritarsi l’appellativo di “decisione cartolina”, continua ad arrivare quasi sempre dopo che i buoi sono scappati dalla stalla.
I Giudici togati, nonostante le misure deflattive messe in campo dal fantasioso legislatore e l’appalto della maggior parte del contenzioso civile al girone infernale della magistratura onoraria (i c.d. G.O.P. di Tribunale, già denominati G.O.T e prima con altre sigle impronunciabili; i giudici aggregati in Corte di Appello; i professionisti delegati alle vendite giudiziarie, etc.), non riescono a smaltire l’arretrato ed assumere quelle decisioni che, oramai, aspirano all’eternità.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, resosi conto della gravità della situazione, nella seduta del 22 maggio scorso, ha deliberato che dal 15 luglio al 7 settembre 2019 … non potranno essere fissate le udienze ordinarie, ma soltanto quelle relative agli affari “indifferibili ed urgenti”. Una sorta di tutti al mare …..
La cosa è resa ancora più simpatica (per non dire comica, grottesca, paradossale, o come vi pare) dal fatto che il 29 maggio il Ministro della Giustizia, quello dal cognome ispirato al principio della … B(u)onafede, ha inaugurato l’anno giudiziario 2019 alla presenza del Primo Presidente della Suprema Corte di Cassazione, del Presidente del Consiglio di Stato e del Presidente del Consiglio Nazionale Forense.
Insomma, l’anno giudiziario 2019 è iniziato … con le ferie.
Visto che nessuna riforma del processo civile è riuscita ad estirpare il cancro della sua innata immobilità, – ma il fenomeno si è un poco circoscritto per la rinunzia dei cittadini a ricorrere all’autorità giudiziaria determinata dai costi inversamente proporzionali ai tempi di definizione delle liti, – ho elaborato una proposta che in un batter baleno azzererebbe il contenzioso arretrato e consentirebbe il veloce smaltimento di quello corrente.
Il sistema, antico come il mondo, del … testa o croce.
Basta che ognuna delle parti scelga un lato della moneta e poi sarà il Giudice della causa a lasciarla cadere determinando la vittoria e la sconfitta.
Nell’ipotesi di più parti si potranno adottare sistemi alternativi: quello delle carte più basse o dei loro semi, siano esse francesi o napoletane; dei numeri della tombola, etc.
Solo in via residuale, su espressa richiesta della parte soccombente e previo versamento di un ulteriore balzello (pardon, contributo unificato) il Giudice depositerà entro un congruo termine – lascio sul punto sbizzarrire la fantasia di ognuno – una succinta motivazione (cartolina, telegramma, sms, wathsapp).
Credo che molti soccombenti preferiranno ingoiare il rospo e non impugnare la decisione, anche per risparmiarsi un ulteriore esborso.
Il sistema è non solo semplice e veloce, ma, a ben vedere, non iniquo perché lascia ad ogni parte la salomonica alea del 50 %. Percentuale (a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina; Andreotti docet) forse superiore a quella dell’errore/orrore giudiziario che troppe connota le decisioni della giustizia civile.
E’ una provocazione? Una cattiveria da avvocato? Un spunto surreale per risolvere un problema reale? Una ironica presa in giro? Una amara costatazione?
E’ bene che ognuno si interroghi e trovi la risposta.
La vita dell’uomo, a differenza della sua giustizia, non è eterna.